Tra i monumenti a corollario della raffinata scenografia di Piazza Berzieri, c’è anche il Pozzo di estrazione n. 2, denominato Pozzo Scotti, presumibilmente in onore della società Scotti che eseguì la perforazione a fine Ottocento.
Esso, da oltre un secolo ricorda a cittadini, villeggianti e turisti, il prezioso tesoro custodito nel sottosuolo di Salsomaggiore: l’acqua salsobromoiodica. Si tratta di un’acqua termale di origini marine, intrappolata nelle pieghe del terreno da ere geologiche, estratta sin dall’epoca romana per ricavare il prezioso sale alimentare e solo dall’Ottocento anche per le cure termali.
Il Pozzo n. 2 ha origini storiche: le guide turistiche di inizio secolo menzionano un pozzo già esistente, con diametro 120 centimetri e profondità 57 metri. Nel 1896, dopo un cedimento strutturale che lo aveva reso inutilizzabile, viene nuovamente perforato fino ad una profondità di 715 metri, e interamente rivestito con tubi da 5 e da 3 pollici. In un primo momento l’acqua veniva estratta con una pompa di tipo Mammuth, ma dal 1924 si adotta una tecnica innovativa, denominata Gas lift.
Nei primi anni del Novecento, il ruolo urbano di questo Pozzo, proprio nel piazzale antistante le Terme Berzieri, impone un ripensamento della sua forma esterna. Nel 1912 la società Dalla Rosa e Corazza, concessionaria delle acque, commissiona all’architetto Giuseppe Pantaleone Boni, l’architettura del pozzo. Esso viene arricchito con una vera di pozzo ottagonale, decorato con pannelli esterni che riprendono il medesimo disegno di prospetto dell’Hôtel Regina, anch’esso opera del Boni. L’ottagono è sormontato da un elegante chiosco in ferro battuto e vetro, considerato un capolavoro del Liberty ed attribuito all’artista Alessandro Mazzucotelli.